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Giacomo
Leopardi

       GIACOMO LEOPARDI

Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno 1798 e trascorre la sua vita tra Roma, Milano, Bologna, Firenze e Napoli, dove si fermò fino alla sua morte avvenuta il 14 giugno 1837. Figlio del conte Monaldo e Adelaide Antici, apparteneva ad una famiglia benestante. Giacomo è gracile e malaticcio fin da bambino e crescendo i sintomi peggiorano. Soffriva di una forte scoliosi che lo ingobbiva; lui credeva che fosse una conseguenza delle lunghe ore di studio trascorse chinato al tavolo. Probabilmente soffriva della malattia di “Pott”, che gli procura una grave deviazione della colonna vertebrale. Questa deviazione comprime i polmoni provocando difficoltà respiratorie, con conseguenze sulla funzionalità cardiaca. A 24 anni  cominciano i suoi viaggi; a Firenze incontra colui che poi diventa il suo miglior amico , il conte Antonio Ranieri. Quando quest’ ultimo si trasferisce a Napoli, scrive a Giacomo per invitarlo a raggiungerlo. Così nel 1833 Leopardi, si trasferisce a Napoli venendo accolto con affetto dalla famiglia di Ranieri che gli fa sentire  subito quel clima familiare e di affetto a lui certamente sconosciuto.  Il viaggio e il cambiamento d'aria giovano al poeta, ma non quanto sperava. Affitta un appartamento in centro e inizia anche la poesia “Il tramonto della Luna”. La vita nella città partenopea  infonde in Leopardi non solo ottimismo, ma anche speranze di crescita professionale. Ciò che gli piace subito non è solo l'aspetto folkloristico della città, ma più semplicemente la vitalità e il vigore, la gioia di vivere del popolo napoletano. Leopardi è un solitario e un malinconico, ma le passeggiate tra la folla riescono a rasserenarlo. Il rapporto con Napoli e i napoletani, però, è tutt'altro che sereno. Gli intellettuali partenopei non amano il poeta, non tollerano il suo comportamento schivo.  

Nel 1837 le sue condizioni di salute si aggravano,  non può quasi più scrivere e neppure leggere, ai alza tardi e si nutre di pochi cibi. Nella speranza di trovare qualche sollievo, il poeta accetta la  proposta del cognato di Antonio Ranieri di trasferirsi nella sua villa di campagna a Torre del Greco, ai piedi  del Vesuvio, dove compone la famosa “La Ginestra” tipico fiore che cresce sul Vesuvio.    La mattina del  14 giugno, per festeggiare il compleanno di Antonio, sua sorella Paolina aveva comprato un chilo e mezzo di confetti che Giacomo, non resistendo ai dolciumi, praticamente mangia tutto da solo. Poi alle 17 pranza con del brodo caldo seguito da un sorbetto. Muore proprio quel giorno e sulla sua morte ci sono  due ipotesi: probabilmente l’alternarsi di alimenti caldi e freddi gli provoca una congestione che non riesce a superare date le precarie condizioni di salute, a cui subentra una idropisia polmonare che gli impedisce di respirare; altra ipotesi è il contagio da colera che imperversava a Napoli in quell’anno. Ranieri ha raccontato che a letto Leopardi, in attesa del medico, detta gli ultimi sei versi de “Il tramonto della Luna”. Alcuni studiosi sono propensi a credere che gli ultimi versi non furono dettati dal Leopardi bensì scritti da Antonio Ranieri dopo la morte del poeta. Anche il luogo della sepoltura è discusso. Dopo la morte, l’amico  cercò in tutti i modi di evitare che il corpo di Leopardi finisse in una fossa comune nel cimitero delle Fontanelle, ma. non riuscì ad ottenere i permessi dall autorità. Nel 1900 risultarono nella cassa solo alcuni frammenti di ossa e i resti di una scarpa e di alcuni abiti. Nel 1939 la bara fu spostata al Parco Vergeliano a Piedigrotta, dove si trovano anche le spoglie di Virgilio.

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